Con la Répétition una “Focara senza confini”
Giorgia Salicandro
La prima scintilla si alza in volo crepitando e danzando, seguita dopo poco dalle altre, liberate dalla pira come spiritelli. Poi, per qualche minuto nessuno sa che cosa stia accadendo nel cuore della vetta, se la festa può iniziare o se è necessario ritentare la sorte del fuoco. È una fiammella sottile, una luce esile come l’alone di una candela, a rivelare che la magia ha attecchito, i fasci di vite sono stati contagiati dalla stretta del calore e la Focara di Sant’Antonio può tornare a illuminare anche quest’anno l’inverno del paese.
Ed è quando la fiamma si sprigiona inequivocabile come un saluto al cielo che La Répétition batte il primo colpo di tamburo, riportando il saluto sulla terra, tra il palco e la pira che festeggia la fertilità delle colture e la cura degli animali. Qui, a Guagnano, nell’Alto Salento leccese come in molte altre parti del Sud Italia, la Focara è il ringraziamento scritto dalla tradizione, e al contempo il segnale di un nuovo augurio di prosperità e pace scambiato da chi abita oggi le strade e le piazze del paese. E proprio sulla soglia di un messaggio nuovo di accoglienza e inclusione lanciato dalla festa del piccolo centro salentino batte il primo colpo La Répétition, che il Comune ha invitato per portare un colorato sconcerto nel tradizionale repertorio riservato all’evento.
Così, la sera del 28 gennaio 2018 sono percussioni, fiati e disparati strumenti africani ad accompagnare il crepitio del fuoco, in una corrispondenza di note e fiamme levate al cielo che sembra quasi un dialogo tra forze della natura. La musica incalza, il fuoco soffia dalla vetta della pira, si aizza agli applausi, e infine la abbraccia ai fianchi. Un colpo di rullante segnala la magia in atto: il fuoco s’è preso la pira, e invece che scavarla lentamente dal cuore, ne divora il corpo come una bocca incandescente.
E lì, ai piedi del palco, sembra quasi di aprire gli occhi a Sud, nel cuore di un villaggio africano, in un rituale di benvenuto che brucia un fuoco buono e batte il tempo della notte sulla pelle del tamburo.
Burkina Faso, Mali, Senegal, Costa d’Avorio, dove la musica è lingua madre e pratica quotidiana della vita di comunità, là tende l’orecchio La Répétition, corre a raccogliere il codice del ritmo restituendolo a chi ha orecchie per ascoltare e mani che chiedono di battere il tempo attraversando epoche e coordinate geografiche. Lo riporta qui, in piazza Pertini, tra la gente del paese che si scalda le mani al fuoco e continua a ballare: questa sera, anche la pira di Guagnano è una Focara senza confini.
0 Comments